Qualsiasi libro, dai romanzi ai saggi ai testi scolastici, è diviso in capitoli: ogni narrazione deve seguire un filo logico e la suddivisione in capitoli, oltre ad agevolarne la comprensione, aiuta a “fissare” dei punti.
Allo stesso modo, la vita di un Governo, così come qualsiasi attività, può essere sintetizzata in capitoli, rappresentati dai programmi che l’esecutivo intende raggiungere.
Lotta all’inflazione, con provvedimenti fondamentali e indispensabili a favore di famiglie e imprese, rinnovi contrattuali (circa 7ML di lavoratori con contratti scaduti da anni), crisi energetica, con l’assoluta necessità di individuare fonti alternative alle forniture russe, attuazione del PNRR, con obiettivi da raggiungere improrogabilmente entro il 31/12 pv per non perdere i contributi che la UE ci ha messo a disposizione, lotta al Covid, tutt’altro che sconfitto, come stiamo quotidianamente osservando, con un numero di contagi intorno ai 100.000 casi giornalieri e il numero dei ricoverati nuovamente in aumento, legge delega sulla riforma fiscale, uno dei temi più sensibili per gli italiani, riforma degli enti locali. Per non parlare della guerra, forse il problema più grande, che va ben oltre le responsabilità del nostro come di qualsiasi altro governo, fatti salvi, ovviamene, quelli dei 2 Paesi coinvolti, ma su cui l’autorevolezza e il prestigio di Draghi possono (è ancora in carica….) essere una guida per arrivare ad una soluzione.
Questi solo alcuni dei “capitoli” che costituivano l’agenda del Governo.
Eppure….eppure il “qui e ora” ci dice che ieri il nostro Primo Ministro, coerentemente al mandato ricevuto dal Presidente della Repubblica, è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni in quanto “qualcuno”, tra le forze politiche che lo sostengono, ha deciso di “staccare la spina” (o forse sarebbe più opportuno dire “sospendere al corrente”, visto che, preso atto di quanto stava succedendo e l’incomprensibilità del gesto per la stragrande, per non dire enorme, maggioranza dei cittadini, sintomo di una lontananza siderale dalle problematiche che milioni di persone e migliaia di imprese si trovano ogni giorno ad affrontare, quel “qualcuno” si è affrettato a dire che mercoledì, quando Draghi si presenterà alle Camere, come da indicazioni di Mattarella, voterà la fiducia, mentre altri stanno “facendo di conto” su cosa è più conveniente per la “propria immagine”, oltre che per la propria forza politica, mettendo comunque in secondo piano gli interessi del Paese).
Le preoccupazioni vanno ben oltre i confini del nostro Paese: la paura della comunità internazionale è che l’Italia perda una grandissima opportunità da un punto di vista finanziario ed economico e, ancor di più, forse l’unica persona in grado di guidarla in un momento così difficile, in cui, oltre ad una larga compagine politica che sostenga il governo, servono credibilità, serietà, autorevolezza, competenza, visione strategica, alleanze internazionali. Caratteristiche che tutti riconoscono al nostro Primo Ministro.
Come spesso succede, i mercati finanziari diventano il “termometro” della situazione. E’ sufficiente dare uno sguardo alla giornata di ieri per averne ulteriore conferma: il nostro indice MIB è tornato, mestamente, ad essere il peggiore in Europa, arrivando a perdere il 3,4%. Ancora peggio ha fatto lo spread: ieri mattina, prima dell’apertura delle contrattazioni, segnava circa 204 bp, ieri sera, a mercati chiusi, è arrivato a 236 bp. Con i Cds (Credit Default Swaps, una sorta di polizza contro il fallimento di un Paese) che sono passati da 72 a 77 per quanto riguarda quelli legati unicamente al rischio Paese) e da 148 a 161 per quelli riguardanti non solo il rischio Paese ma anche l’eventuale uscita dall’€.
Il tutto mentre proprio ieri la UE ha reso note le previsioni sull’andamento delle economie dell’area: se per quest’anno, seppur meno del previsto (peraltro male comune), continueremo ad essere tra quelle che, in Europa, crescono di più (+ 2,9%), non così sarà l’anno prossimo, quando torneremo ad essere il “fanalino di coda”, con un ben più modesto + 0,9% (media UE + 1,5%).
Ieri sera Wall Street, dopo una partenza difficile, ha recuperato gran parte delle perdite: lo S&P500 ha “limato” dello 0,30%, mentre il Nasdaq si è portato in territorio positivo, chiudendo a + 0,34%.
Nell’ultima seduta della settimana, Tokyo si avvia ad una chiusura con il segno + (+ 0,54%). Pesanti, invece, a poche ore dalla chiusura, i listini “Great China”, con Shanghai a -1,17% e Hong Kong a -2%.
Futures che si muovono al momento intorno alla parità.
Stabile il petrolio, con il WTI che si conferma a $ 95.93.
Gas naturale USA a $ 6,688.
Oro che scende sotto i $ 1.700 (1.699, – 0,45%).
Spread a 223,7, meno dei 236 toccati ieri sera, ma ben oltre il livello di ieri mattina, con il rendimento dei BTP che ieri è arrivato sin verso il 3,40%.
€/$ che oscilla sempre intorno alla parità (1,0015 nei primi scambi di giornata).
Bitcoin che si stabilizza oltre i $ 20.000 (20.598, + 2,83%).
Ps: tutti conosciamo Alexa, l’altoparlante bluetooth di Amazon. Oggi un’unica voce, declinata nei vari idiomi, risponde ai nostri comandi vocali. Ma domani non sarà più così: a breve sarà in grado di riprodurre delle persone care che abbiamo perso, in modo da far “durare i ricordi”. Sarà quindi possibile parlare con loro, chiedere consigli, farsi raccontare favole o altro. Insomma, comincia a prendere forma una “realtà parallela”…